Comune di Santa Maria di Sala
Città Metropolitana di Venezia

UNA PRIMAVERA DIFFICILE_PAHOR_GENNAIO_2023

Il Gruppo di Lettura Buffet Letterario leggerà il romanzo di
BORIS PAHOR
Una primavera difficile

in lettura per il 83° incontro del gruppo

mercoledì 25 gennaio 2023 ore 20.30
Biblioteca comunale


Prossimi incontri 2023 Incontri del gruppo: 22 febbraio, 22 marzo, 26 aprile, 13 maggio Incontro dei GDL del Veneto, 24 maggio incontro del gruppo

NOTIZIE BIOGRAFICHE E BIBLIOGRAFICHE DI BORIS PAHOR

Boris Pahor è stato uno scrittore e insegnante sloveno con cittadinanza italiana nato a Trieste il 26 agosto 1913 e morto a Trieste il 30 maggio 2022. Di lingua e nazionalità slovene, è nato nel 1913 a Trieste sotto l’Impero austro-ungarico figlio di Franc Pahor e di Marija AmbrožiÄ. Il padre lavorava come fotografo alla gendarmeria di Trieste. A sette anni assisté all'assalto squadrista contro il Narodni dom (Casa del Popolo), sede centrale delle organizzazioni della comunità slovena di Trieste. L'esperienza, che lo segnò per tutta la vita, affiora spesso nei suoi romanzi e racconti. Pahor visse drammaticamente il trauma della negazione forzata dell'identità slovena, attuata dal regime fascista (violenze squadriste, divieto di parlare sloveno, soppressione delle scuole e delle attività culturali e ricreative in tale lingua). La sua infanzia è quindi segnata dalla guerra e poi dall’influenza spagnola, che colpì tutta la famiglia e causò la morte della sorella più piccola Mimica. Nel novembre 1918 l’esercito italiano entra a Trieste e nel 1920, dopo la firma del trattato di Rapallo, l’area litoranea slovena viene annessa all’Italia. I 500.000 sloveni diventano così cittadini italiani, condividendo questo destino anche con 700.000 croati. Inizia un duro periodo di forzata italianizzazione e di persecuzioni: Pahor assiste all’incendio della casa di cultura slovena a Trieste (Narodni dom) che poi ricorderà nella novella Grmada v pristanu (Il rogo nel porto). La chiusura delle scuole slovene e ‘la perdita’ della lingua segnano duramente la sua gioventù e le opere letterarie rappresentano uno straordinario riscatto. La questione della lingua diventa una forma concreta della sua opposizione al fascismo e gli studi in seminario gli consentono di coltivare lo sloveno. Negli anni 1939-1940 pubblicò, firmandoli col suo nome, alcuni contributi letterari sulla rivista slovena "Dejanje", fondata da Edvard Kocbek. Tornato a Trieste, svolse attività clandestine negli ambienti dell'antifascismo (riunioni in cui si parlava sloveno o si seguivano lezioni e conferenze nella stessa lingua). Nel 1940 fu arruolato nel Regio Esercito e inviato al fronte in Libia. Ottenuta la maturità classica in un liceo di Bengasi, si iscrisse alla facoltà di lettere dell'Università di Padova; prese servizio a Bogliaco, sul lago di Garda, come sergente, con il compito di interprete per gli ufficiali jugoslavi prigionieri di guerra catturati durante l'invasione della Jugoslavia. Dopo l'armistizio dell'otto settembre tornò a Trieste, ormai soggetta all'occupazione tedesca. Sfuggito all'arresto da parte dei tedeschi, decise di unirsi alle truppe partigiane slovene che operavano nella Venezia Giulia; rimase in clandestinità a Trieste, dove, nel gennaio 1944, diventò responsabile per la stampa nell'ambito del comitato cittadino del Fronte di Liberazione del Popolo Sloveno. Nel 1955 descriverà quei giorni decisivi nel famoso romanzo Mesto v zalivu ("La città nel golfo"), col quale diventerà celebre nella vicina Slovenia. Nel gennaio 1944 venne arrestato dai collaborazionisti sloveni, i domobranci; incarcerato, fu torturato dalla Gestapo e deportato in Germania a febbraio. Fu internato in vari campi di concentramento in Francia e in Germania (Natzweiler, Markirch, Dachau, Nordhausen, Harzungen, Bergen-Belsen). Dopo la liberazione del campo di Bergen-Belsen Pahor arrivò a Parigi malato di tubercolosi; ricoverato in un sanatorio a Villiers-sur-Marne, rientrò a Trieste nel dicembre del 1946. Si laureò l'11 novembre 1947, con una tesi su “Espressionismo e neorealismo nella lirica di Edvard Kocbek”, relatore lo slavista Arturo Cronia. Ritornato a Trieste, Pahor si dedica all’insegnamento e alla scrittura, in sloveno. Ma la sua vita è soprattutto densa di impegno civile, di opposizione ai totalitarismi e all’oppressione delle minoranze. Un’intransigenza, che lo porterà a scontrarsi con le autorità iugoslave e ad avere contrasti anche in Italia, perché la sua posizione indipendente lo porta a condannare ogni forma di falsificazione e di oblio rispetto agli orrori delle tirannie e delle guerre. La sua statura morale, di testimone e di intellettuale, si è fusa così in modo compiuto con la sua scrittura; un rigore che l’età non aveva affatto intaccato, come dimostrano le sue parole in una recente intervista: «Nel febbraio del 2020 scrissi una lettera al Capo dello Stato, per fare alcune puntualizzazioni sul discorso che egli aveva pronunciato in occasione della Giornata del Ricordo, dedicata ai morti italiani delle foibe. In sintesi gli dissi: sta bene l’omaggio a quelle vittime, ma è inaccettabile che non si faccia riferimento al male provocato dal fascismo al potere e durante l’occupazione della provincia di Lubiana. Alla lettera non ebbi risposta ma, successivamente, le parole pronunciate da Mattarella nella Giornata del Ricordo del 2021 hanno dimostrato che l’aveva letta, prendendo in considerazione le mie osservazioni».. In un contesto triestino caratterizzato da aspre lotte politiche, Pahor aderì a numerose imprese culturali dell'associazionismo sloveno, cattolico e non-comunista. Ebbe ruoli di rilievo in varie riviste slovene ("Razgledi", "Tokovi", "Sidro"); nel 1948 fu pubblicata una sua prima raccolta di prose brevi, Moj tržaški naslov ("Il mio indirizzo triestino"). Nell'ottobre 1952 sposò la scrittrice e traduttrice FranÄiška Radoslava Premrl (1921-2009), da cui ebbe due figli. Nel 1953 iniziò a insegnare regolarmente letteratura slovena alle scuole medie inferiori; in seguito insegnò anche letteratura italiana, successivamente, e fino al 1975, insegnò nelle scuole superiori con lingua d'insegnamento slovena a Trieste. Dal 1966 fino al 1991 fu direttore ed editore della rivista triestina Zaliv (Golfo) che si occupava, oltre che di temi strettamente letterari, anche di questioni di attualità, ospitando oppositori del regime di Tito e diventando un punto di riferimento per la dissidenza slovena; collegata alla rivista vi era una collana di pubblicazioni perlopiù di carattere storico-letterario. In questo periodo Pahor continuò a mantenere stretti rapporti con Edvard Kocbek, ormai diventato un dissidente nel regime comunista jugoslavo. I due furono legati da uno stretto rapporto di amicizia. Nel 1975, assieme all'amico Alojz Rebula, Pahor pubblicò il libro "Edvard Kocbek: testimone della nostra epoca" (Edvard Kocbek: priÄevalec našega Äasa). Nel libro-intervista il poeta sloveno denunciava il massacro di 12 000 prigionieri di guerra, appartenenti alla milizia collaborazionista slovena (domobranci), perpetrato dal regime comunista jugoslavo nel maggio del 1945, con la connivenza delle truppe britanniche. Il libro provocò durissime reazioni da parte del regime jugoslavo. Fu osteggiata la pubblicazione e la diffusione delle opere di Pahor, mentre allo stesso Pahor (diventato "persona non grata" e diffamato da persone legate al regime) per due volte e per lunghi periodi fu vietato l'ingresso in Jugoslavia. Grazie alle sue posizioni morali ed estetiche, Pahor diventò uno dei più importanti punti di riferimento per la giovane generazione di letterati sloveni, a cominciare da Drago JanÄar. Durante un viaggio a Parigi, nel 1986, conobbe il filosofo Evgen BavÄar (1946), grazie al quale l'opera più importante di Pahor, Necropoli, romanzo autobiografico sulla sua prigionia nel campo di concentramento di Natzweiler-Struthof, trovò il suo primo editore francese. La traduzione francese di Necropoli rese Pahor famoso nel mondo, facendolo assurgere al rango di grande classico della letteratura del Novecento. Le sue opere in sloveno sono tradotte in francese, tedesco, serbo-croato, ungherese, inglese, spagnolo, italiano, catalano e finlandese. Nel 2003 gli è stato conferito il premio San Giusto d'Oro dai cronisti del Friuli Venezia Giulia. Nel giugno del 2008 ha vinto il Premio Internazionale Viareggio-Versilia; nel maggio del 2007 è stato insignito dell'onorificenza francese della Legion d'onore; ha ricevuto il Premio Prešeren, maggiore onorificenza slovena in campo culturale (1992). Nel 2008, con Necropoli, è stato finalista e vincitore del Premio Napoli per la categoria "Letterature straniere". Il 17 febbraio 2008 è stato ospite nella trasmissione televisiva Che tempo che fa di Fabio Fazio. Nel novembre 2008 gli è stato conferito il Premio Resistenza per Necropoli. Il 18 dicembre 2008 lo stesso Necropoli è stato eletto Libro dell'Anno da una giuria di oltre tremila ascoltatori di Fahrenheit, programma culturale radiofonico in onda su di Radio3. Nel 2012 gli è stato assegnato il "Premio Letterario Internazionale Alessandro Manzoni - città di Lecco" per la sua autobiografia Figlio di nessuno, scritto con Cristina Battocletti. La Repubblica Italiana gli ha conferito le onorificenze di commendatore e di cavaliere di gran croce, rispettivamente nel 2019 e nel 2020. In occasione delle elezioni europee del 2009, fu candidato nella lista della Südtiroler Volkspartei (SVP), collegata con il Slovenska Skupnost. Morì nella sua città natale il 30 maggio 2022, alla veneranda età di 108 anni. I funerali furono celebrati in lingua slovena nella chiesa del cimitero monumentale di Sant'Anna il 7 giugno 2022, alla presenza del vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi, della senatrice Tatjana Rojc e dei ministri sloveni Matej ArÄon, Tatjana Bobnar e Asta VreÄko. L'opera di Pahor è ricca di spunti autobiografici. I bombardamenti della Prima guerra mondiale sono descritti nella novella Nesluteno vprašanje (Una domanda senza presagio); l'incendio del Narodni dom nella novella Il rogo nel porto e altrove; l'esperienza di soldato in Libia è narrata nei diari Nomadi brez oaze (Nomadi senza oasi); il periodo vissuto in riva al lago di Garda è rievocato nel romanzo breve La villa sul lago; i giorni successivi all'8 settembre 1943 nel romanzo La città nel golfo. Mentre la prigionia nei lager nazisti è oggetto del capolavoro Necropoli, il successivo ritorno alla libertà è rievocato nel romanzo Una primavera difficile. Il romanzo Dentro il labirinto fa riferimento alla difficile situazione politica di Trieste nell'immediato dopoguerra. Le vessazioni subite dallo scrittore da parte del regime jugoslavo sono narrate nel volume di diari Ta ocean strašnó odprt. Scrive Claudio Magris che nelle opere di Pahor «ci si confronta non solo con la violenza fascista e l'orrore nazista, ma anche con il frequente disconoscimento agli sloveni di elementari diritti e di identità triestina a pieno titolo e col conseguente muro di ignoranza che ha separato a lungo gli italiani dalla minoranza slovena, privando entrambe le comunità di un essenziale arricchimento reciproco». Secondo Tatjana Rojc, «l'epos di Boris Pahor assurge [...] non più a mera testimonianza, a esclusiva condanna, ma diviene storia di uomini oppressi, ombre, morti risuscitati, a cui Boris Pahor ha saputo dare voce. La sua, però, non è una voce scandita solo dalla condanna, ma un canto lirico che commuove, dandoci l'illusione che diventa man mano sempre più certezza della salvezza». Un tema costante è il confronto fra Eros e Thanatos, in cui «il potere salvifico viene affidato all'incontro con la figura femminile, immagine centrale della narrativa pahoriana». Il critico letterario francese Jean-Luc Douin ha accostato il nome di Pahor a quello di altri grandi autori della letteratura concentrazionaria europea del Novecento, come Primo Levi, Robert Antelme e Aleksandr IsaeviÄ Solženicyn. Grandissimo talento letterario, importante testimone degli orrori del Novecento, avversario dei totalitarismi e strenuo partigiano dei diritti delle minoranze linguistiche, Boris Pahor ha ricevuto un riconoscimento tardivo, soprattutto in Italia, mentre si era affermato da tempo come punto di riferimento per gli scrittori sloveni.

Fonti: https://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/Boris_Pahor_vita_dedicata_lingua.html https://it.wikipedia.org/wiki/Boris_Pahor Alcune opere letterarie - 1955 Mesto v zalivu; 1949-51. - 1955 La Villa sul lago Vila ob jezeru - 1967 Necropoli Nekropola - 1975 Oscuramento (traduzione di Martina Clerici, Collana Oceani, Milano, La nave di Teseo, 2022) - 1984 Dentro il labirinto V labirintu - 1993 Il rogo nel porto - 1998 Una primavera difficile Spopad s pomladjo (Zandonai, 2009; La Nave di Teseo, 2016. - 1999 Il petalo giallo - 2006 Piazza Oberdan - 2009 Tre volte no. Memorie di un uomo libero, con Mila Orlić, Rizzoli, 2009 - 2009 Qui è proibito parlare, Roma, Fazi Editore, 2009 - 2009 Nella cittadella triestina e Bonaccia con gli aranci, due racconti tratti dalla raccolta Moje suhote in njihovi ljudje, trad. di Primož Šturman, pubblicate in Aeolo, rivista letteraria ed oltre, anno I, numero 1, Pisa, 2009. - 2010 La lirica di Edvard Kocbek, Padova University Press - 2012 Figlio di nessuno, con Cristina Battocletti, Rizzoli, Milano, 2012, (La nave di Teseo, 2022). - 2013 Così ho vissuto. Biografia di un secolo, con Tatjana Rojc, Bompiani. - 2014 La città nel golfo, traduzione di Marija Kacin, Bompiani, Milano. - 2015 Triangoli rossi. I campi di concentramento dimenticati, Milano, Bompiani.





Fonti: https://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/Boris_Pahor_vita_dedicata_lingua.html https://it.wikipedia.org/wiki/Boris_Pahor

Alcune opere letterarie

- 1955 Mesto v zalivu;
1949-51. - 1955 La Villa sul lago Vila ob jezeru
- 1967 Necropoli Nekropola
- 1975 Oscuramento (traduzione di Martina Clerici, Collana Oceani, Milano, La nave di Teseo, 2022)
- 1984 Dentro il labirinto V labirintu
- 1993 Il rogo nel porto
- 1998 Una primavera difficile Spopad s pomladjo (Zandonai, 2009; La Nave di Teseo, 2016.
- 1999 Il petalo giallo
- 2006 Piazza Oberdan
- 2009 Tre volte no. Memorie di un uomo libero, con Mila Orlić, Rizzoli, 2009
- 2009 Qui è proibito parlare, Roma, Fazi Editore, 2009
- 2009 Nella cittadella triestina e Bonaccia con gli aranci, due racconti tratti dalla raccolta Moje suhote in njihovi ljudje, trad. di Primož Šturman, pubblicate in Aeolo, rivista letteraria ed oltre, anno I, numero 1, Pisa, 2009.
- 2010 La lirica di Edvard Kocbek, Padova University Press
- 2012 Figlio di nessuno, con Cristina Battocletti, Rizzoli, Milano, 2012, (La nave di Teseo, 2022). - 2013 Così ho vissuto. Biografia di un secolo, con Tatjana Rojc, Bompiani.
- 2014 La città nel golfo, traduzione di Marija Kacin, Bompiani, Milano.
- 2015 Triangoli rossi. I campi di concentramento dimenticati, Milano, Bompiani.
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