Comune di Santa Maria di Sala
Città Metropolitana di Venezia

STORIA DI UNA VITA - gennaio 2020

Il Gruppo di Lettura Buffet Letterario
leggerà il libro di AHARON APPELFELD (1932-2018)
Storia di una vita, (2001)
in lettura per il 57° incontro del gruppo mercoledì 22 gennaio 2020 ore 20.30

 
Prossimi incontri: 26 febbraio 2020, 25 marzo 2020, 29 aprile 2020
 
NOTIZIE BIOGRAFICHE E BIBLIOGRAFICHE DI AHARON APPELFELD
 
Aharon Appelfeld nato a Czernowitz, in Bucovina, il 16 febbraio 1932 e morto a Petah Tiqvà, in Israele il 3 gennaio 2018. È stato uno scrittore israeliano. Sopravvissuto all'Olocausto in cui perse la madre e i nonni, riuscì a fuggire da un campo di sterminio nazista in Transnistria (territorio allora sotto il controllo della Romania) e si unì all'Armata Rossa dove prestò servizio come cuoco. Nel 1946 emigrò in Palestina, a quel tempo sotto mandato britannico. Laureatosi all'Università di Gerusalemme in letteratura, ha poi insegnato all'Università Ben Gurion del Negev.
Nonostante abbia appreso l'ebraico tardi nella sua vita, Appelfeld è diventato uno dei più importanti scrittori israeliani. Nei suoi numerosi romanzi affronta esclusivamente, in modo diretto o indiretto, il tema della Shoah e dell'Europa prima e durante la seconda guerra mondiale.
Per le sue opere ha ricevuto numerosi premi tra cui il Premio Israele, il Premio Mèdicis in Francia e il Premio Napoli in Italia.
Appelfeld proveniva da una famiglia ebraica assimilata, di lingua tedesca, di classe medio alta. Il nazismo gli uccise la madre e lo divise dal padre.
A nove anni, in autunno, riuscì a fuggire nei boschi dove sopravvisse mangiando quel che gli offriva la natura. Nonostante sapesse che i suoi genitori non potevano tornare, si chiedeva dove fossero e si diceva che, prima o poi, sarebbero tornati, in quanto non potevano lasciarlo lì, solo, dato che lo amavano. Appelfeld parlava abbastanza bene l'ucraino, era biondo e con gli occhi blu, ma nessuno voleva adottare bambini di dubbia origine. Così, fu adottato da dei criminali che lui definisce: "La mia seconda scuola" e stette con loro due anni. Questi erano persone terribili, ma in determinati momenti erano generosi. Appelfeld spiega che questa fu un'esperienza da cui apprese molto. Dai suoi veri genitori Aharon aveva imparato ad essere una persona tranquilla, ma nel periodo vissuto con i criminali aveva acquisito gli strumenti per capire gli esseri umani. "Lì ho imparato la generosità, l'odio, la brutalità, tutti i sensi dell'essere umano". Ovviamente questi criminali lo picchiavano, ma Appelfeld ripensandoli prova comunque calore nei loro confronti. "Non tutti i criminali sono veri criminali".
Appelfeld dovette custodire il segreto di essere ebreo e di essere circonciso per non essere ucciso.
Nel 1946 Aharon Appelfeld si ritrovò sulla spiaggia di Napoli , dopo il nazismo, il campo di sterminio, i boschi, "la scuola dei criminali". C'erano un mare di profughi come lui su quella spiaggia, "persone senza un volto e senza un fine". Rimase in Italia per tre mesi: "La mia prima terra promessa". Partì quindi per Israele. Aveva 14 anni.
Lì iniziò a lavorare in un kibbutz e iniziò a imparare l'ebraico. Cominciò allora, nelle ore in cui non lavorava, a studiare la Torah, che lo affascinò subito. Vi si potevano leggere una gran quantità di fatti in uno stile minimalista, trasmissione del divino. Nella Torah Appelfeld trovò una capacità di cui non si può fare a meno nella vita: il pensare e il sentire quello che si fa. La Torah fu, per lui, un veicolo per avere un concetto del mondo. Imparò, dunque, cosa significa essere ebreo, che tipo di obblighi comporta e questa fu per lui una grande gioia perché "senza significato la vita è una disperazione". "Chi ha vissuto l'olocausto finisce per diventare cinico, egocentrico". Egli si era reso di questo perciò tramite la Torah si batté contro questo pericolo.
La scrittura restituì ad Appelfeld i propri nonni, il silenzio della loro casa, i suoi genitori, sentì di avere una famiglia e questo gli ridiede la fiducia nella vita. Nello scrivere Appelfeld ritrova i dettagli e dunque l'autenticità. "La regola degli scrittori dev'essere: la buona arte deve avere una importanza universale" (come la Torah che parla di una tribù particolare, ma che è universale).
Appelfeld considera come suoi maestri altri tre profughi stabilitisi in Israele come lui: Martin Buber, che gli diede le chiavi per capire la Torah, Gershom Scholem, che gli diede gli strumenti per capire la Cabala, e Hugo Bergman da cui apprese il pensiero ebraico moderno. Essi provenivano da famiglie assimilate, non erano religiosi e avevano la volontà di diventare europei, ma avevano il senso della religiosità ebraica.
Tutto il male è affondato nella memoria, vi si è depositato. E insieme al male anche la solitudine, il senso di isolamento linguistico e di sradicamento culturale, la crudeltà indescrivibile degli aguzzini. Ecco perché Aharon Appelfeld, ebreo deportato da bambino e sfuggito per miracolo all’inferno del lager, si è rifiutato per tanto tempo di ricordare e di parlare. Ed ecco perché, quando finalmente ricorda, la memoria di quel bambino, divenuto ormai un affermato scrittore, non sa svolgere un filo ordinato di eventi e di sensazioni, ma piuttosto ricostruisce un mosaico di voci, di lingue e di incontri. Appelfeld ci parla del suo piccolo villaggio nei Carpazi, del sapore delle fragole, della dolcezza della madre; e soltanto poi racconta della propria infanzia spezzata, dell’incredibile fuga solitaria dopo essere rimasto orfano, del suo sopravvivere per tre lunghi anni, come un piccolo animale braccato, nei boschi dell’Ucraina. È una storia incredibile, che emerge in nitidi e sofferti segmenti, fino all’approdo nella Terra promessa, Israele, e alle difficoltà che anche lì attendono un giovane solo e spaesato come lui, incapace di vivere appieno la religione e ancora legato a una lingua, il tedesco, che per lui è quella della madre, mentre per il suo nuovo paese è il terribile idioma dei persecutori.

Fonti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Aharon_Appelfeld
https://www.illibraio.it/libri/aharon-appelfeld-storia-di-una-vita-9788860889065/

Alcuni scritti pubblicati in Italia:

•    1987 La novella d’Israele, Spirali
•    1994 Il mio nome è Caterina, Feltrinelli
•    2001 Storia di una vita, Giuntina (poi Guanda)
•    2002 Tutto ciò che ho amato, Giuntina
•    2004 Notte dopo notte, Giuntina
•    2007 Badenheim 1939, Guanda
•    2009 Paesaggio con bambina, Guanda
•    2011 L’amore, d’improvviso, Guanda
•    2012 Il ragazzo che voleva dormire, Guanda
•    2013 Una bambina da un altro mondo, Feltrinelli
•    2013 Fiori nelle tenebre, Guanda
•    2016 Oltre la disperazione, Guanda
•    2017 Il partigiano Edmond, Guanda
•    2018 Giorni luminosi, Guanda
 
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